8 domande per crescere insieme
Continuiamo l’intervista con la Dott.ssa Lara Comerlati. Trovate la prima parte cliccando qui.
5.Come insegnare ai bambini a mangiare gli alimenti dai quali sono tradizionalmente meno attratti come le verdure?
Alcuni studi riportano che ben due genitori su dieci lamentano di non riuscire a far mangiare quotidianamente ai propri figli neanche una porzione di frutta e verdura.
Promuovere abitudini alimentari salutari in casa è importante farlo il più presto possibile così da stimolare il bambino ad avvicinarsi a piccoli passi a quegli alimenti che istintivamente trova poco attraenti e tende a rifiutare. Cartoni animati, fiabe e film d’animazione possono quindi giocare un ruolo fondamentale e supportare i genitori che cercano di aiutare i bambini a familiarizzare con gli alimenti sani e a comprendere l’importanza di uno stile di vita corretto.
Vi sono professionisti che sempre attingendo dal mondo fantasy hanno pensato di concentrarsi sulla presentazione del piatto e sono riusciti a trasformare i cibi in personaggi dei cartoni animati; per guidare i genitori ed aiutarli a riprodurre nel piatto topolini, coccodrilli, casette o personaggi fantasiosi, hanno ideato ricettari dedicati, dimostrando che i bambini mangiano più volentieri alimenti presentati in forme e nomi a loro familiari e creativi.
Se avete a disposizione un po’ di spazio un suggerimento spesso proposto è di creare un piccolo orto con l’aiuto del bambino, sarà lui, con il vostro aiuto, a seminare, curare e coltivare i suoi frutti. Cucinate poi insieme quanto coltivato, questo motiverà il bambino a mangiare ciò che da lui è stato seminato, basta anche un piccolo ceppo d’insalata in un vaso sul balcone.
Importante è evitare di utilizzare il cibo come strumento di pressione psicologica (“devi mangiare tutto quello che hai nel piatto”), di ricompensa (“se mangi tutto, ti compro…”) o di castigo (“stasera a letto senza cena!”) in modo da non associare nessun tipo di alimento ad una ricompensa o a un castigo (questo soprattutto per le verdure).
6. È importante dare delle regole precise? Ad es. si mangia solo a tavola, non ci si alza finchè non si è finito ecc…
Per crescere bambini sicuri di sé, autonomi e socievoli è importante che i genitori fin da subito adottino un buon sistema educativo. Due principi fondamentali su cui si basa l’educazione emotiva in famiglia sono l’accoglienza cioè la capacità dei genitori di sintonizzarsi e immedesimarsi nelle emozioni dei bambini e il contenimento cioè le regole.
Anche nel caso dell’alimentazione, come in ogni altro campo dell’educazione, regole e limiti chiari e ben definiti, così come coerenza tra i diversi membri della famiglia, sono indispensabili e, sebbene combattuti dai bambini, sono per loro rassicuranti, indice che c’è qualcuno che si cura di loro e si assume la responsabilità di fare loro da guida. Sarà quindi possibile chiedere, ad esempio, al bambino cosa preferisce mangiare, ma stabilire che una volta cucinato quel piatto non è possibile cambiare idea e cucinargliene un secondo. Non è importante se sia il padre o la madre a proporre al bambino un codice educativo, ma è importantissimo che entrambi lo condividano e si mostrino solidali di fronte al bambino/a.
Le regole infatti danno sicurezza e contenimento e da esterne diventano col tempo interne; i no permettono di sperimentare e abituarsi a gestire la frustrazione e di allenare una abilità importantissima per la crescita evolutiva ovvero il saper aspettare, il saper rinunciare e il guadagnarselo.
Verso già i due anni i bambini cominciano ad avere una buona autonomia, camminano, esplorano, parlano e il codice educativo già si può iniziare ad apprenderlo a questa età, sicuramente non a diciotto anni.
Le regole per stare a tavola sono una conquista per la crescita del bambino e si insegnano non solo per ragioni di etichetta, come riuscire ad andare al ristorante con tutta la famiglia (o meglio riuscire a restarci), ma per permettere al bambino di imparare quella calma che gli permette di mangiare correttamente, mangiando tutti i cibi che gli vengono proposti per arrivare a rispettare le regole di un’alimentazione equilibrata, come ha bisogno per la sua crescita.
7. Usare il cibo (in modo particolare dolci come caramelle, cioccolatini o merendine) come premio per qualche comportamento positivo riscontrato, è sbagliato o si può fare?
E’ frequente che i genitori insegnino ai propri figli ad esprimere i propri sentimenti attraverso la nutrizione, quando infatti si dà al bambino il suo piatto preferito per consolarlo lo si abitua a credere che i problemi si risolvano mangiando. Il cibo rischia però così di venir usato come sostituto per regolare le emozioni.
L’evidenza scientifica circa il ruolo del cibo utilizzato come premio/punizione in età infantile e lo sviluppo successivo di disturbi del comportamento alimentare non è stata accertata. Tuttavia l’ Emotional Eating può rappresentare un fattore di rischio significativo per l’insorgenza di disturbi come la Bulimia o il Binge Eating o anche l’obesità (anche in riferimento a quella infantile che rappresenta una vera e propria epidemia sociale nei paesi occidentali). Non è solo però questo utilizzo del cibo solo il frutto di una scorretta educazione da parte delle figure di riferimento ma anche una tendenza della società odierna iperstimolante sul piano dell’offerta alimentare.
I bambini, se li osserviamo, hanno tanti interessi e, dunque, se proprio vogliamo rendergli più piacevole un’attività che fanno mal volentieri (come i compiti o una visita dal dottore), promettiamogli di portarli al parco o di andare a giocare con un amichetto, rinforziamo le buone abitudini. Ricordiamoci che fin da piccoli, grazie alla perfezione con cui il nostro corpo è in grado di regolarsi, la capacità di ricercare il cibo quando si ha fame e di smettere di mangiare quando si è sazi garantisce di per sé una sana alimentazione. Controproducente è anche il promettere caramelle se mangia un piatto di verdure: le caramelle apparirebbero ancora più desiderabili mentre le verdure sarebbero la “penitenza” per arrivare al dolce obiettivo finale.
Per quanto riguarda i metodi di consolazione e di regolazione delle emozioni ve ne sono alcuni fondamentali che non richiedono né cibo né soldi e sono: aprirsi al dialogo costruttivo, il contatto fisico (abbracci, carezze…) e il gioco (magari insieme al genitore/i); riuscire a proporre più strategie di soluzione e ai problemi e di regolazione delle proprie emozioni migliora l’intelligenza emotiva del bambino e le risorse che questo sente e sentirà di avere nei momenti di difficoltà
8. Quanto è importante la nostra alimentazione e il nostro comportamento a tavola come esempio per i nostri bambini?
E’ già noto che i genitori condizionino i figli in diversi modi ad esempio attraverso la scelta di cosa portare o meno in tavola, o dando loro indicazioni sul cibo; li indirizzano a sperimentare o, al contrario, pongono loro i limiti e i divieti. Questo condizionamento inizia fin da prima della nascita e si protrae a lungo, plasmando i gusti individuali sviluppati: è più probabile che ci piaccia ciò che siamo abituati a conoscere e che diamo per scontato sia “bene” mangiare. Mettere a tavola il bambino insieme ai genitori può aiutarlo a imitare i gesti di questi, a incuriosirsi al cibo presente (come le verdure) e aiutarlo così nell’acquisire autonomia e autoregolazione.
Ma i genitori influenzano il rapporto dei figli con il cibo anche ad altri livelli tramite il loro esempio; lo stile famigliare infatti funge da modello per i bambini e correggendo le proprie abitudini a tavola come genitori può essere già sufficiente per innescare nei bambini dei comportamenti corretti a tavola. Questi comportamenti possono essere quelli di attendere ad alzarsi da tavola prima che tutti abbiano finito di mangiare, di chiedere con gentilezza ciò che serve (“per favore”), non utilizzare lo smartphone o altro a tavola e non urlare o non affrontare discussioni mentre si sta mangiando.
Rispettare alcune regole come apparecchiare con cura, sedersi tutti intorno al tavolo allo stesso orario, spegnere la televisione, conversare, ascoltarsi contribuisce a costruire il senso della famiglia e sentirsi tale. Si realizza così un rito che produce effetti benefici sulle persone che lo vivono e che rafforza il desiderio di vivere il momento dei pasti insieme non solo da piccoli ma anche quando saranno adolescenti e adulti.
Secondo uno studio americano gli adolescenti che partecipano ad almeno un pasto al giorno in famiglia hanno un rischio minore di assumere comportamenti a rischio o di dipendenza da alcol e droghe.
Presentazione del professionista.
Nome e Cognome: Lara Comerlati
Professione: Psicoterapeuta
Laurea e/o altri attestati di interesse: psicologia clinico dinamica a Padova
Esperienze professionali di interesse: esperta in tecniche di rilassamento e comportamento alimentare.
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