La disciplina positiva: che cos’è e come applicarla

Per descrivere la disciplina positiva efficaciemente userei l’ espressione americana “firm and kind” fermo e gentile, che descrive e riassume qual è l’atteggiamento dell’adulto che decide di applicarla.
 
Il rispetto, la fermezza e la gentilezza sono infatti gli elementi cardine della disciplina positiva, che se applicata con convinzione e costanza, ha come obiettivo quello di crescere individui indipendenti, sicuri di sé, collaborativi perché nel tempo hanno imparato ad utilizzare il dialogo e la mediazione, invece del ricatto, della manipolazione, o peggio della violenza sperimentata sotto forma di “sculacciate”.
 

Che cos’è la disciplina positiva

L’idea di base della disciplina positiva è che non esistono bambini buoni e bambini cattivi: esistono comportamenti da incentivare e comportamenti da contenere e indirizzare. E’ possibile accompagnare i bambini ad adottare “buoni comportamenti”, a gestire i momenti di difficoltà, ad imparare ad autoregolarsi senza ferirli con parole dure o atteggiamenti di chiusura.

 

  • E’ l’opposto della disciplina negativa, quella della rabbia, delle punizioni, della “una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno” e del “se non fai come ti dico io non ti parlo più”.

 

A differenza di quanto molti affermano, non significa permettere ai bambini di fare ciò che vogliono. Significa al contrario guidare con gentilezza e fermezza, un atteggiamento che grazie ai neuroni specchio e al loro funzionamento, questi bambini a loro volta replicheranno nella società. Per questo possiamo dire che mentre la disciplina negativa, crea una società dove i riferimenti sono la violenza e il sopruso, la disciplina positiva crea i presupposti per delle relazioni fondate sul rispetto di sé e degli altri.

 

L’adulto che sceglie di applicare la disciplina si pone infatti come riferimento fermo e gentile “what ever it takes”: anche nella giornata più difficile, quando il bambino si comporta in maniera giudicata dalla società di adulti inaccettabile, quando esprime i propri bisogni in maniera forte, o quando lo fa di fronte ad altre persone, per cui mantenere la calma può risultare ancora più difficile per le pressioni e le aspettative di una società abituata alla disciplina negativa.

 

La disciplina positiva è caratterizzata da cinque criteri cardine e sono:

 

aiutare i bambini a sviluppare il senso di connessione;

mutuo rispetto e incoraggiamento;

i risultati non sono immediati ma arriveranno nel tempo;

sostenere i bambini nello sviluppare le loro competenze sociali e personali;

rendere i bambini consapevoli delle loro capacità.

 

 

bambini sorridenti

Gli accordi nella disciplina positiva

Un altro aspetto importante dell’educazione rispettosa, è impegnarsi a dare poche regole che siano chiare e giuste. Il valore di queste regole va condiviso sia nella forma che nel proporle ai bambini. E’ importare poi creare un clima collaborativo nel somministrarle: prima di tutto viene stabilito un accordo con i bambini, dopodiché verranno fatte osservare con determinazione e gentilezza, evitando le punizioni che hanno ormai dimostrato avere un effetto immediato, ma nel lungo termine causano solo risentimento e la mancata maturazione della auto-regolazione dei bambini, che esprimeranno anche nell’età adulta.

 

Disciplina positiva e apprendimento

Poco conosciuto in Italia, il metodo Kumon dimostra come le impostazioni calate dall’alto siano controproducenti nel lungo termine, mentre un clima collaborativo e responsabilizzante nei confronti dell’alunno, permette di ottenere risultati importanti e duraturi.

Sviluppato dall’educatore giapponese Toru Kumon, questo metodo educativo viene applicato per l’apprendimento della matematica e dei linguaggi. Uno degli aspetti del metodo è che lo studio è individuale e basato sulla responsabilità degli allievi, che progrediranno in base al raggiungimento individuale degli obiettivi e non dovranno rincorrere un programma calato dall’alto dall’insegnante: è l’insegnante che segue il ritmo di apprendimento degli alunni. Gli elementi che emergono sono la costruzione della fiducia nelle proprie capacità e dell’autonomia nello studio.

 
 


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