Cosa sono le malattie esantematiche e come riconoscerle. Ne parliamo in questa intervista con la Dott.ssa Alessandra Narciso.
1. Cosa sono le malattie esantematiche e perché si chiamano così?
Le malattie esantematiche sono malattie infettive che colpiscono principalmente i bambini (perché non hanno ancora sviluppato completamente le difese immunitarie). Il nome deriva dall’etimologia della parola, ESANTEMA (dal verbo del greco antico: ἐξανθέω = exanthéō = sboccio), che significa “eruzione cutanea diffusa”. E’ proprio quello che accomuna questo gruppo di malattie: la comparsa di una eruzione cutanea per lo più generalizzata di tipo maculoso (piccole e fini macchie sulla cute), papuloso (rilievo solido e tondeggiante della cute) e/o vescicoloso.
2. Quali le malattie esantematiche maggiormente diffuse in età pediatrica?
Le malattie esantematiche più frequenti nei bambini, alcune denominate secondo l’ordine in cui vennero individuate, sono:
- Morbillo o “prima malattia”;
- Scarlattina o “seconda malattia”;
- Rosolia o “terza malattia”;
- Scarlattinetta o “quarta malattia” à attualmente non viene più ritenuta una malattia autonoma bensì una forma attenuata di scarlattina;
- Megaloeritema infettivo o “quinta malattia”;
- Esantema critico o subitum o “sesta malattia”;
- Varicella (nel bambino) o Herpes zoster (nell’adulto, riattivazione del virus stesso della varicella, comunemente chiamato “fuoco di Sant’Antonio”);
- Malattia Mani-Piedi-Bocca
3. Come si distinguono i diversi esantemi? Quando è necessario ricorrere al pediatra?
Come vedete, in questo elenco manca la Parotìte, comunemente chiamata “orecchioni”, l’unica tra le classiche malattie dell’infanzia senza esantema.
Per riuscire a identificare correttamente una malattia esantematica è importante osservare:
1. il tempo che intercorre tra la comparsa dei primi sintomi e la comparsa dell’esantema;
2. il punto di partenza dell’esantema e la successiva diffusione;
3. il tipo di esantema che compare sulla cute.
Nel sospetto, è comunque sempre fondamentale rivolgersi al proprio medico di fiducia; sarà lui a formulare la diagnosi certa di malattia e a fornire tutte le indicazioni necessarie.
4. Quanto sono contagiose? Quando è necessario tenere il bambino lontano dai compagni?
La contagiosità di queste malattie è molto elevata. Ecco perché è importante la corretta diagnosi, il rispetto delle regole regionali di astensione dalla frequenza di asili e scuole nel periodo di contagiosità (specifico per ogni malattia, come meglio descritto nei focus successivi) e – soprattutto – la prevenzione mediante l’osservanza del calendario vaccinale nazionale.
5. Sono pericolose se contratte da adulto? Ed in stato di gravidanza?
Alcune delle malattie comuni nell’infanzia possono rappresentare un serio pericolo per la salute degli adulti e del nascituro nelle donne in gravidanza.
Innanzitutto perché i sintomi possono essere più sfumati, e quindi la diagnosi essere più tardiva. Secondo poi perché il sistema immunitario potrebbe non “essere pronto” ad affrontare queste infezioni, per cui le reazioni potrebbero essere più serie e quindi le complicanze più frequenti.
Questo vale soprattutto per le donne in stato di gravidanza, in cui una malattia infettiva contratta nei primi mesi può portare anche ad un aborto spontaneo o alla malformazione del feto.
Per limitare la contagiosità, in malattie come la Quinta e la Sesta Malattia o la Scarlattina è importante mettere in pratica alcuni semplici accorgimenti come, per esempio, il rispetto delle generali norme di igiene (cioè lavare spesso le mani, non mettersi le mani in bocca, non utilizzare utensili promiscui, adoperare fazzoletti usa e getta).
Invece, per malattie come il Morbillo e la Varicella, l’unica vera arma per proteggersi sono i vaccini. Pertanto, il suggerimento per tutti gli adulti e soprattutto per le donne che desiderano un figlio è quello di eseguire un prelievo del sangue al fine di dosare gli anticorpi specifici (che si positivizzano in caso di pregresso contatto o avvenuta vaccinazione per ogni singola malattia) e, se non immuni, sottoporsi alle vaccinazioni (nelle donne in cerca di gravidanza, almeno sei-dodici mesi prima del concepimento).
6. Facciamo focus sul Morbillo.
Eziologia: virus della famiglia di Paramixovirus.
Trasmissione: diretta, tramite le goccioline respiratorie.
Incubazione: 9-14 giorni.
Contagiosità: dal 7° giorno di incubazione a tutta la prima settimana di esantema; i bambini più colpiti sono quelli nella fascia 3-10 anni; picco di incidenza in estate e primavera.
Clinica: fase pre-esantematica: 2-4 giorni con febbre, rinite, congiuntivite, tosse stizzosa, possibili macchie bianche sulla mucosa interna delle guance (macchie di Koplick); dopo un breve miglioramento, con defervescenza, inizia la fase esantematica (4-6 giorni) con febbre elevata ed esantema maculo-papuloso, di colore rosso vivo, che inizia dietro la nuca e dietro le orecchie e progredisce discendendo, scompare dopo circa 6 giorni, a volte seguito da desquamazione.
Diagnosi: soprattutto clinica; nei casi dubbi, per la conferma del sospetto diagnostico, è possibile eseguire esami sierologici (ricerca degli anticorpi specifici).
Terapia: solo sintomatica (antipiretici, mucolitici, riposo a letto).
Incolumità: permanente.
Prevenzione: isolamento del malato per 5 giorni dalla comparsa dell’esantema; esiste il vaccino antimorbillo.
7. Facciamo focus sulla Rosolia.
Eziologia: virus del genere Rubivirus, famiglia delle Togaviridae.
Trasmissione: contagio diretto attraverso saliva e secrezioni nasofaringee.
Incubazione: 14-21 giorni.
Contagiosità: da 7 giorni prima a 5 giorni dopo la comparsa dell’esantema; colpisce soprattutto bambini tra i 5 e i 14 anni, con picco annuale tra il tardo inverno e l’inizio della primavera.
Clinica: decorre spesso in maniera asintomatica o con pochi sintomi. Nei casi eclatanti, si distinguono un periodo pre-esantematico (1-2 giorni) con malessere, febbricola e cefalea, seguito da un periodo esantematico (2-3 giorni) con febbre modesta, esantema maculo-papuloso (macule-papule rosee o rosso pallido, poco fitte, mai confluenti), tumefazione e dolenzia dei linfonodi latero-cervicali.
Diagnosi: la clinica può essere sfumata. La conferma diagnostica può essere eseguita mediante il dosaggio degli anticorpi specifici su sangue.
Terapia: solo sintomatica (antipiretici).
Immunità: permanente.
Prevenzione: isolamento del malato per 7 giorni dalla comparsa dell’esantema. L’infezione contratta dalla madre in gravidanza può provocare un danno molto grave nel feto (rosolia congenita). Esiste il vaccino antirosolia.
8. Facciamo focus sulla Varicella.
Eziologia: virus appartenente alla famiglia Herpes Viridae.
Trasmissione: contatto diretto con le lesioni vescicolose oppure per via aerea tramite goccioline di saliva o muco.
Incubazione: 10-21 giorni.
Contagiosità: da 2 giorni prima della comparsa delle eruzioni fino alla trasformazione in croste di tutte le vescicole; sono maggiormente colpiti i bambini in età scolare (6-12 anni).
Clinica: febbre di solito modesta associata a gittate subentranti di lesioni maculo-papulose che, dopo poche ore, si trasformano in vescicole a contenuto inizialmente chiaro, molto pruriginose, successivamente in pustole e infine croste.
Diagnosi: clinica. La conferma può essere eseguita mediante le prove sierologiche con la ricerca degli anticorpi specifici.
Terapia: sintomatica (antipiretici); eventuale somministrazione di antistaminico per alleviare il prurito. Oggi è in commercio un farmaco antivirale che può ridurre i sintomi generali; tuttavia il suo impiego routinario non è consigliato nei casi di varicella non complicata nei bambini peraltro sani.
Prevenzione: isolamento del malato per 7 giorni dopo la comparsa delle prime vescicole e comunque fino a completa trasformazione delle vescicole in croste. E’ disponibile il vaccino antivaricella.
Esistono anche la varicella congenita e la varicella perinatale, i cui quadri clinici variano in funzione dell’epoca di gravidanza in cui viene contratta l’infezione materna.
Incolumità: dopo l’infezione, il virus può rimanere dormiente nelle radici nervose. La sua riattivazione determina il quadro dell’Herpes Zoster o “fuoco di Sant’Antonio”.
Segue una seconda parte dell’intervista, se sei interessato clicca al link Malattie esantematiche: impariamo a conoscerle – Parte II
Presentazione del professionista.
Nome e Cognome: Alessandra Narciso
Professione: Medico-Chirurgo specialista in Chirurgia Pediatrica
Laurea e/o altri attestati di interesse: Laurea in Medicina e Chirurgia presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma (2008), specializzazione in Chirurgia Pediatrica presso Università degli Studi di Padova (2014)
Esperienze professionali di interesse: medico specialista in chirurgia pediatrica e in malattie dei bambini; esperienza presso Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma (2014-2018)
Altro: pagina facebook “Dottoressa Alessandra Narciso”
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