Da dove deriva la generale difficoltà a chiedere aiuto?
Da psicologa e interfacciandomi con tanti genitori mi viene riferito quanto la scelta di chiedere l’intervento di uno psicologo sia molto delicata.
Eppure per il resto non è così difficile! Se la nostra auto inizia a dare problemi, ci rivolgiamo ad un meccanico; allo stesso modo, se ci fa male un dente contattiamo un dentista!
Accade raramente che rivolgersi ad uno psicologo sia una scelta assolutamente autonoma. Nella maggior parte dei casi infatti sono altre persone a suggerirne l’utilità, in prima battuta i docenti e operatori della scuola primaria o secondaria e poi il pediatra.
Per una mamma o un papà l’ammissione che il loro bimbo ne abbia bisogno è estremamente difficile visto che, ancora oggi, portare un bambino dallo psicologo è vissuto ancora come una vergogna.
Per molti genitori non riuscire a risolvere da soli un problema e un disagio è visto quasi come una “sconfitta” personale con la conseguente ricaduta negativa sulla propria autostima.
Superiamo la difficoltà di chiedere aiuto!
Chiunque, nel corso della propria vita, affronta periodi di ansia, paura ed inquietudine, sentendosi magari inadeguato, angosciato e preoccupato.
A fronte di queste sensazioni negative e stressanti, permane ancora l’idea di dovercela fare per forza da soli, che basti un po’ di “sana autocritica” o parlare con un amico per superare ogni difficoltà o che con il tempo il problema si risolverà da solo e assumendo così una visione fatalistica del futuro.
Quello di non chiedere aiuto a nessuno è un atteggiamento che deriva anche da una forma di cultura.
All’origine, come alcuni studiosi affermano, vi sarebbe una educazione impartita per secoli ai giovani uomini, che impone di essere autosufficienti e di cavarsela da soli in ogni circostanza e che con l’andare del tempo si è diffusa a tutta la società, donne comprese e ha alimentato la paura di dipendere dagli altri e la paura del giudizio.
Dalla letteratura psicologica stanno emergendo sempre più evidenze scientifiche su quanto i bambini imparino più dalle azioni che dalle parole dei genitori attraverso il modellamento. Se noi adulti siamo dominati dalla paura del giudizio degli altri anche i nostri figli saranno più facilmente soggetti a questa. Se non viviamo serenamente gli errori saremo meno credibili come educatori quando diremo loro di credere in loro stessi a prescindere dal voto che otterranno nei compiti in classe.
Più che stilare regole e comportamenti ai quali i figli dovrebbero aderire e alimentando quindi la propria insicurezza nel riuscire a perseguire tali risultati è più efficace scegliere di vivere serenamente le proprie emozioni qualunque esse siano con la certezza che se ci vedranno sereni anche i bambini saranno sereni
I bambini imparano ciò che vivono
“I bambini imparano ciò che vivono.
Se un bambino vive nella critica impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire.
Se un bambino vive nell’ironia impara ad essere timido.
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole.
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente.
Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia.
Se un bambino vive nella lealtà impara la giustizia.
Se un bambino vive nella disponibilità impara ad avere una fede.
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi.
Se un bambino vive nell’accettazione e nell’amicizia impara a trovare
l’amore nel mondo”. (Dorothy Law Nolte)
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