Il giorno 28 novembre c’è stato a Vigasio (VR) un incontro organizzato dal Servizio Educativo con il consulente familiare, formatore e giornalista dottor Marco Scarmagnani al quale io e mio marito abbiamo deciso di partecipare (per chi non lo avesse visto l’avevamo pubblicizzato nella sezione eventi – incontri informativi).
Il tema dell’incontro era “Mamme e papà: ad ognuno il suo stile ma con coerenza educativa”, argomento che trovo molto interessante dal momento che le differenze tra i genitori spesso portano a incomprensioni che possono anche creare confusione nella scelta educativa. Io purtroppo per un imprevisto non sono riuscita a partecipare all’incontro, ma mio marito c’è stato e grazie a lui ora voglio condividere con voi ciò che è stato detto.
Si è esordito parlando del tema dei ruoli, spiegando la differenza tra l’essere genitori negli anni ‘60 e oggi: all’epoca il padre aveva un ruolo strumentale, in quanto si occupava di fornire alla famiglia la sussistenza economica, mentre la madre aveva un ruolo affettivo, occupandosi principalmente dei figli. Oggi invece i ruoli sono un po’ mescolati; la madre mantiene comunque un ruolo più affettivo in quanto si occupa in modo quasi esclusivo del neonato, poi però man mano che il figlio cresce non è più così netta e percepibile la differenza di ruoli dal momento che anche la madre, nella maggior parte delle famiglie, lavora e contribuisce alla sussistenza economica. Questo punto è particolarmente diverso rispetto alle generazioni passate, perché se il ruolo del padre è sostanzialmente invariato, quello della madre è invece molto cambiato, in quanto il tempo che può dedicare alla crescita dei figli è inevitabilmente minore rispetto a una volta. Questo fattore ha “destabilizzato” la figura dominante del padre come era negli anni ‘60, che oggi invece è visto come un elemento meno forte e rilevante ma più paritario alla figura della madre.
A questo punto si è parlato della teoria sistemica dell’incastro di coppia: nello specifico si intende che una persona ricerca nell’altra ciò che non ha, con l’intento di arricchire la coppia, ma nel tempo si finisce con il lamentarsi delle differenze che il partner ha rispetto a noi e che vediamo incompatibili con il nostro carattere e le nostre esigenze. Che effetto può avere quindi l’educazione dei figli di fronte a tali diversità? In realtà i figli hanno il potere di smussare le reazioni, a volte violente, che durante le discussioni rivolgiamo al partner in quanto la tendenza è quella di non esagerare davanti ai figli, spostando la discussione in separata sede. Già questo atteggiamento è un modo per calmare le acque e affrontare le discussioni in modo più civile, ed è un ottimo esempio di come la presenza dei figli ci aiuti a controllare meglio le nostre reazioni e migliorare le nostre relazioni. I figli inoltre ci riavvicinano a quelle differenze che abbiamo cercato nel partner che ci completavano: è utile osservare e copiare un atteggiamento che il partner ha con il figlio e che funziona, per esempio se la mamma riesce a calmare il figlio che piange e il papà no, il papà tenderà a fare le stesse cose che fa la mamma per ottenere lo stesso risultato.
Un altro argomento è stato il benessere della coppia: è stato statisticamente provato che la relazione di coppia è più felice quando ci sono due o più figli. Se la coppia è forte, unita e felice ci sono meno problemi con i figli e i suoceri; siamo noi che creiamo i problemi ai figli e ai suoceri, e se i suoceri si intromettono la colpa è della coppia. Nei casi invece in cui uno dei due partner “elimina” l’altro, si può andare incontro alle figure di “materno estremo” o “paterno estremo”, cioè figure fortemente dominanti oppure ossessive dove il figlio deve subire scelte o situazioni non consone al suo sviluppo e alla sua crescita. Queste situazioni sfociano inevitabilmente nella rovina del rapporto genitore/figlio. Per essere equilibrati bisogna sempre tenere conto della visione altrui.
Per ultimo, un aspetto molto importante: per quanto possibile, le discussioni tra adulti si affrontano a parte, l’importante è non “squalificarsi”. Che cosa significa? Se affrontiamo una discussione davanti a un figlio in età da capire, nessuno dei due genitori deve “vincere”. Si può dire apertamente se si è in disaccordo, ma la discussione deve essere equilibrata e cercare di raggiungere un punto d’incontro comune. Nel caso in cui la discussione si faccia troppo accesa, evitare gli eccessi e prendersi un momento di pausa, per esempio andando a farsi un giro, ma dicendo chiaramente che poi si torna (un figlio altrimenti potrebbe spaventarsi). Ricordatevi che se nella coppia si cerca di “vincere” sull’altro, il figlio tendenzialmente sceglie di schierarsi dalla parte del genitore “perdente”.
Insomma, in conclusione, è giusto che mamma e papà abbiano stili diversi, ma non dimenticate la coerenza! Ma soprattutto… vogliatevi bene!