Educare i bambini a gestire le emozioni è molto difficile. Spesso anche noi facciamo fatica a gestire le nostre, figuriamoci ad insegnarle a qualcun altro. Ma ci possiamo far aiutare da altri strumenti, come ad esempio un bel cartone animato. Qualche anno fa è uscito al cinema un film animato per bambini secondo me fatto davvero bene: “Inside Out”.
Le emozioni con gli occhi dei bambini:
E’ un film che racconta le emozioni, con una trama su due livelli: l’ “Out”, ovvero ciò che accade fuori, dunque la vita della piccola Riley, che ha 11 anni e che con la famiglia si trasferisce dal Minnesota a San Francisco (un trasloco un po’ traumatico che coincide con l’ingresso nella pubertà) e l’ “Inside”, ovvero ciò che succede dentro il cervello di Riley.
Ed è qui il vero tema centrale del film: mettere in primo piano emozioni che di solito vogliamo tenere ben nascoste, a noi stessi e agli altri.
Infatti la trama del film ruota principalmente sull’emozione tristezza che per noi genitori è molto difficile da gestire. Un bambino triste, senza gioia ci pone mille dubbi ed interrogativi sulla sua qualità della vita presente e futura.
Il film spiega attraverso una divertente animazione un dato supportato delle ricerche psicologiche: i bambini, anche quelli che sono ben accuditi e che vivono in un contesto sereno, possono provare tristezza. Avvertono infatti con dispiacere anche le più normali assenze di persone, animali e cose con cui hanno stabilito un legame di attaccamento e non sono ancora in grado di comprendere che in questo mondo nulla dura per sempre e che bisogna essere ben attrezzati per accettare questa dura legge.
I personaggi che rappresentano le emozioni
Nel film Tristezza, ad esempio, è un personaggio disegnato cicciottino e un po’ lamentoso con i capelli blu (la scelta del colore non è casuale: blue in inglese è anche sinonimo di malinconia). All’inizio della storia è perennemente messo da parte da Gioia, nella ‘lotta per i ricordi’ che avviene nella mente della piccola Riley. Poi qualcosa cambia e proprio Tristezza diventa il personaggio-chiave per la crescita della protagonista e per il suo ingresso nel mondo ‘dei grandi’.
Gioia: l’obiettivo di Gioia è sempre stato quello di assicurarsi che Riley sia felice. Lei è allegra, ottimista e determinata a trovare il lato divertente in ogni situazione. Gioia vede la difficoltà nella vita di Riley come opportunità e i momenti meno felici come piccoli ostacoli che possono portare a qualcosa di grande. Finché Riley è felice lo è anche Gioia.
Disgusto: è testardo ed estremamente onesto, e fa in modo che Riley non si lasci tentare – sia fisicamente che socialmente. Tiene d’occhio persone, luoghi e cose con le quali Riley entra in contatto – se si tratta di broccoli o di una tendenza di moda dell’anno scorso. Disgusto ha sempre le migliori intenzioni e si rifiuta di abbassare i suoi standard.
Rabbia:si appassiona molto quando svolge qualche compito per Riley. Ha uno spirito ardente e tende ad esplodere (letteralmente) quando le cose non vanno come previsto. È pronto a reagire in modo eccessivo e ha poca pazienza verso le imperfezioni della vita.
Paura: il lavoro principale di Paura è di proteggere Riley e di tenerla al sicuro. È costantemente alla ricerca di potenziali disastri e passa il tempo a valutare ogni possibile pericolo, insidie e rischi che possono incorrere nelle attività quotidiane di Riley. Sono pochissime le attività e gli eventi che Paura non trova pericolosi e potenzialmente letali.
Clicca qui per leggere tutta la trama del film.
Educare i bambini a gestire le emozioni
“Inside Out” è utile perché definisce le cinque emozioni fondamentali con caratteri precisi.
Secondo gli psicologi l’educazione emotiva dei bambini deve partire proprio dal “dare un nome alle emozioni”.
Agli adulti il compito di far trovare ai bambini le parole giuste per esprimere ciò che provano, primo passo per l’accettazione delle proprie debolezze e per il superamento del momento delicato. Quando gli adulti riescono nel compito, il bambino si sente amato, sicuro e protetto: sa che ad ogni difficoltà può chiedere aiuto e che ci sarà sempre qualcuno che cercherà con lui le parole per dare voce al suo stare male e i gesti che lo aiuteranno a venirne fuori.
Cosa si può imparare del cartoon
Il cartoon dimostra quanto i fatti e le esperienze della vita incidano sulla reazione emotiva dei bambini. Riley diventa sempre più triste e apatica dopo il trasloco a San Francisco anche perché i suoi genitori “non vedono” la sua sofferenza e il suo disagio. Il mondo dell’Out non capisce che cosa succede dentro (Inside) la testa della ragazzina.
Dov’è quindi la felicità, dentro (inside) o fuori (out) di noi? Inside Out, mantiene la doppia via, dentro e fuori il cervello di Riley, per far capire come gli eventi siano in grado di condizionare fino a un certo punto le nostre emozioni, le cui basi più profonde risiedono nella consapevolezza che tutto ciò che ci accade appare meno spaventoso, se elaborato e accolto nel modo giusto.
Riley prosegue la sua fuga, dominata prima dall’apatia (la Gioia le è preclusa) e poi dalla Rabbia, ma sarà quando Tristezza riuscirà a mettere le mani sui suoi ricordi primari che la ragazzina potrà finalmente ricordare il passato con la nostalgia necessaria a dargli il giusto valore: non importa il luogo in cui si trova, è l’amore e l’accoglienza di mamma e papà la cosa che davvero le manca.
Il pianto liberatorio fra le braccia dei suoi genitori, dopo il ritorno di Riley dal tentativo scellerato di fuggire da sola, rappresenta la chiave di lettura del film: per recuperare la Gioia, dobbiamo permettere che anche la Tristezza possa fluire liberamente prima dentro e poi fuori di noi, permettendoci di esprimere e quindi di liberarci di tutto il dolore che stiamo provando.
Tutti dovremmo guardare il film
Inside Out è una delle fiabe più istruttive della Disney, in grado di lasciare da parte l’ottimismo puro e semplice caratteristico di numerose storie per bambini per evidenziare come le difficoltà esistano ma – non per questo – non abbiano rimedio. Anzi, solo averle vissute riesce a far apprezzare il valore di ciò che ancora abbiamo e che non sono gli agenti esterni a poter cambiare. Sta a noi genitori educare i bambini a gestire le emozioni in modo che sappiano riconoscere i loro stati d’animo ed abbiano gli strumenti per affrontare al meglio le difficoltà della vita.
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