Oggi intervistiamo l’educatrice Dott.ssa Jolanda Russo
L’intervista.
Premessa. L’argomento Asili nido suscita notevole interesse in quanto esistono miriadi di punti di vista differenti; è impossibile stabilire quale sia la visione giusta o sbagliata, tuttavia risulta necessario analizzare attentamente ogni fattore ad esso collegato.
Partiamo pertanto dal considerare come negli anni l’assetto tradizionale Familiare stia cambiando o meglio si stia evolvendo; troviamo infatti sempre più famiglie in cui entrambi i genitori lavorano a tempo pieno. Famiglie non propriamente autoctone che si ritrovano in città nuove senza alcun tipo di aiuto/supporto (nonni, zii, cugini ecc) famiglie monogenitoriali, famiglie allargate e cosi via. Dinanzi a così tanta varietà il nido può considerarsi un’esigenza oppure un ambiente sereno in cui lasciare il nostro bene più prezioso.
Relativamente all’ambiente nido esistono tantissimi preconcetti e tanti tabù alimentati dalle continue informazioni che fanno accapponare la pelle trasmesse dai media .
Scegliere o meno un asilo nido deve avvenire in modo criteriale affidandosi a professionisti seri che illustrino dettagliatamente ogni caratteristica senza trascurare un fattore fondamentale: conquistare la fiducia del genitore.
1. Potendo scegliere, sarebbe meglio portare il bimbo al nido o lasciarlo con i nonni o con una babysitter all’interno della realtà domestica a lui familiare?
Personalmente sono una sostenitrice dell’Asilo Nido, lavoro in tale ambiente da svariati anni e il mio bambino lo frequenta da quando aveva sette mesi. Tale scelta è dipesa dal fatto che i nonni materni sono a 600 km da noi e la nonna paterna lavora ancora. Tuttavia anche se avessimo avuto delle alternative comunque la nostra scelta sarebbe stata il Nido (nonostante sia impegnativo economicamente parlando) in quanto non ritengo giusto gravare eccessivamente sui nonni e poi perché i bambini hanno bisogno di stare, di confrontarsi e di relazionarsi con i pari.
Il nido è il loro primo ambiente comunitario in cui apprendono a vivere e a rispettare delle regoline. Ecco aggiungerei, considerando anche la possibilità di personalizzare l’orario di frequenza in asilo, che se proprio volessimo coinvolgere i nonni, risorsa preziosa per noi genitori, potremmo scegliere di far frequentare l’asilo nido ai nostri bambini per mezza giornata. In tale modo avrebbero l’opportunità di vivere una parte di quotidianità con i pari e un’altra parte con i nonni i quali hanno un affetto smisurato per queste piccole creature.
In merito alla scelta o meno della babysitter invece potrei aprire un’invettiva, ma non mi sembra né il luogo né il momento adatto. Mi limito solo a dire che non ci si improvvisa delle babysitter dal momento che bisogna accudire dei bambini, il lavoro con i bambini è quello che dà maggiori soddisfazioni in assoluto ma al contempo richiede enorme pazienza e dedizione. Tuttavia affidare un bambino ad una babysitter permette di sviluppare e approfondire al meglio una relazione dualistica limitando una sfera relazionale di gruppo.
2. I nidi non sono tutti uguali: alcuni accettano bimbi dai 3 mesi, altri dai 6 mesi, ecc. Perché queste differenze?
È vero non tutti sono Asili nido.
L’asilo nido accoglie bambini dai tre ai trentasei mesi di vita. Per essere considerato nido è necessario avere il cosiddetto spazio lattanti (spazio di sezione, dormitorio e bagno) separato dagli altri spazi adibiti ai bambini più grandi ed essere dotati di una cucina interna.
Poi abbiamo i micronido che ospitano bambini dai 12 mesi di vita con una capienza massima di 12/15 bambini e possono essere dotati o meno di una cucina interna.
I nidi aziendali che possono essere sia asilo nido che micronido e hanno orari diversi in quanto si adattano alle esigenze dell’orario di lavoro dei dipendenti aziendali che iscrivono i propri figli in tale posto.
Il nido in famiglia (anche noto come tagesmutter) si configura come un asilo domiciliare dove organizzazioni, gruppi di mamme si autoassociano per costituire un nido in casa .
Il nido integrato che rappresenta l’asilo nido integrato alla scuola infanzia.
Infine abbiamo baby parking e servizi integrativi all’infanzia in cui i bambini ospitati non possono essere più di un certo numero per un certo periodo di tempo (5 ore) e che non sono provvisti di una cucina interna e di un dormitorio.
3. Quale dovrebbe essere l’età ideale o consigliata per lasciare il figlio al nido?
Personalmente ritengo non ci sia un’età ideale; tutto dipende dalle esigenze familiari. È vero, più tempo il bambino trascorre con la madre, maggiori sono i benefici che se ne traggono, anche se ci tengo a sottolineare che non conta la quantità del tempo trascorso insieme bensì la qualità.
Tuttavia mi sentirei di consigliare, se non ci fossero situazioni delicate o particolari, di far frequentare ai propri bambini almeno l’ultimo anno di Asilo Nido in modo tale da preparare i bambini alla scuola dell’infanzia.
4. Quali difficoltà incontra generalmente un bimbo che viene inserito nella “società” del nido? Come vengono affrontate dalle educatrici? Quando e come devono intervenire i genitori, se necessario?
La primissima difficoltà incontrata è quella del distacco dalla madre. Tale separazione comporta per i bambini una vera e propria crisi che contemporaneamente vive anche la madre. Tuttavia è necessario affrontarla nel modo più sereno possibile, senza troppe aspettative e rispettando i tempi dei bambini. È fondamentale un atteggiamento empatico da parte delle educatrici senza alcun tipo di giudizio o pregiudizio. Ci tengo a sottolineare, nonostante capisca perfettamente quanto sia straziante per un genitore sentire il proprio bambino piangere o sapere che si chiuda in se stesso o sviluppi comportamenti nuovi e strani, che è un bene per i bambini esternare le loro emozioni utilizzando questi canali che al momento rappresentano le loro uniche modalità comunicative e relazionali.
5. Cosa devono aspettarsi i genitori da un asilo nido in termini di architettura, sicurezza, servizio alimentare, educazione e aspetti culturali?
L’asilo nido è il mondo a portata di bambino. Sebbene questa frase sia verissima non bisogna trascurare il fattore sicurezza.
Perché tale ambiente sia considerato sicuro bisogna che superi tutti i parametri dell’autorizzazione all’esercizio in cui una commissione dell’ULSS. Dopo aver osservato e studiato tale struttura, decide se autorizzare o meno all’esercizio quest’ultima.
A livello alimentare bisogna rispettare un menù, studiato appositamente da una dietista, vario e con un corretto apporto energetico che proponga delle alternative nei casi di intolleranze alimentari o diete speciali determinate da fattori socioculturali.
6. Asilo nido o nido famiglia? Pro e contro della due realtà.
I nidi in famiglia sono una realtà particolarmente in voga in questo periodo soprattutto in Trentino Alto Adige e che si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutta Italia.
La ragione di tale diffusione dipende dalle sostanziali differenze rispetto all’asilo nido, come il rapporto numerico, le flessibilità negli orari e cosi via e il fatto che riproponga un ambiente per cosi dire “casalingo/familiare”. Tuttavia se ben studiato risulta un ambiente altrettanto valido e anche una alternativa al nido.
Ma purtroppo come per ogni cosa è necessaria una certa professionalità e competenza. Non ci si improvvisa educatori e non ci si definisce tali solo dopo aver seguito un corso di tot ore che legittima ad aprire un nido in famiglia. Un buon educatore necessita di una ricerca professionale continua e costante, di una capacità di mettersi in gioco e di una buona dose di umiltà.
Negli asili nido seri un educatore è obbligato a formarsi e dietro ogni sua azione c’è sempre un pensiero pedagogico fondato e una progettualità calibrata alle esigenze dei bambini. Non c’è spazio per la casualità e l’intuizione.
7. Cambia lo sviluppo cognitivo e/o sociale di un bimbo che frequenta il nido rispetto a uno che non lo frequenta? Se si, in quali termini?
Sfatiamo assolutamente il mito che i bambini del nido sono più intelligenti di chi non lo abbia ma frequentato. Partiamo dalla certezza che il loro cervello assomiglia ad una spugna; assorbono tanto e velocemente. Pertanto in un ambiente così ricco di stimoli i bambini apprendono dalle loro conquiste, per imitazione e attraverso le azioni di “tutoring” dei bimbi più grandi. Tali differenze si evincono al momento di iniziare la scuola dell’infanzia.
Alcuni studi condotti su bambini aventi frequentato il nido e non, hanno dimostrato che i bambini con una pregressa esperienza apprendevano più e con naturalezza e mettevano più naturalmente in pratica le primissime regoline di una vita comunitaria rispetto a coloro i quali si approcciavano per la prima volta a tale situazione.
8. Concludendo, sulla base delle risposte fornite alle precedenti domande e secondo il tuo punto di vista, l’asilo nido dovrebbe essere frequentato prima di iniziare con la scuola dell’infanzia?
A mio avviso si, soprattutto per permettere ai bambini di vivere, apprendere e metabolizzare delle routines temporali, di interiorizzare e applicare le primissime regole di vita. Ad esempio il rispetto del proprio turno e a condividere con gli altri.
Presentazione del professionista.
Nome e cognome: Dott.ssa Jolanda Russo
Professione: Educatrice e Coordinatrice pedagogica presso un Asilo Nido di Verona
Laurea e/o altri attestati di interesse: Laurea in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Laurea in Psicologia dello Sviluppo e dell’Intervento nella scuola. Iscritta all’Albo degli Psicologi del Veneto.
Esperienze professionali di interesse: Educatrice, coordinatrice asili nido e servizi all’infanzia a Verona e provincia.
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