Svezzamento. Una parola che tutti conoscono, in molti usano e che ultimamente si è divisa in un sacco di significati diversi. La moda del momento è dire “che brutta parola”; si perché significa letteralmente “togliere il vezzo”, quindi togliere il vizio del latte, che obiettivamente un vizio non è. Ed ecco che subito si puntualizza che è più corretto parlare di divezzamento, che però mica cambia il significato… sempre togliere il vizio è, solo con la giustificazione “ma non glielo togli tutto insieme, ma alterni pappa al latte”. Perché, una volta non si faceva così? Ok, allora forse è meglio parlare di “alimentazione complementare a richiesta”. Oh, questa si che è bella! Mi immagino la scena…
-“Ciao cara come stai?”
-“Tutto bene grazie e te?”
-“Molto bene, solo è un periodo un po’ difficile per il mio pupo, sai, ormai ha sei mesi e abbiamo iniziato l’alimentazione complementare a richiesta!”
…ok, forse potremmo rimettere in pista il buon vecchio svezzamento che ci capiamo tutti benissimo?? In tutto questo non si può non dare spazio alla nuova filosofia dell’autosvezzamento. Tranquilli, il pargolo non deve farsi da mangiare da solo e nemmeno vi farà la lista della spesa con scritto quello che vuole per cena. Alla fine è l’ennesimo modo per parlare di alimentazione complementare, con la differenza che non prevede l’utilizzo di pappe e pappette ma puoi direttamente preparargli un risotto col tastasal!
A parte gli scherzi, le differenze sono davvero molte, a partire dall’età dello svezzamento e dalla tipologia di alimenti che si propongono al bambino. Iniziamo con un dato serio: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice di iniziare a svezzare non prima dei sei mesi compiuti, età in cui il bambino ha un sistema digestivo adeguatamente maturo per digerire efficacemente alimenti solidi. Pochi aspettano i sei mesi, per questo in commercio esistono alimenti preparati per essere facilmente ingeribili e digeribili da bambini a partire dai 4 mesi di vita. Qui nasce quindi una domanda lecita: ma se io aspetto i 6 mesi, devo comunque iniziare a dargli alimenti pensati per bambini di due mesi più piccoli? Lo svezzamento tradizionale risponde a questa domanda con un si, l’autosvezzamento risponde con un no. La verità è nel mezzo? Di solito è così. La risposta più corretta probabilmente la da proprio l’alimentazione complementare a richiesta, che riconosce che un bimbo di sei mesi non ha bisogno di mangiare pappette, ma neanche si può preparargli una carbonara. Il sistema digestivo è maturo a sufficienza per far mangiare al bimbo quello che mangiamo noi, ma bisogna seguire delle regole di cottura, quantità di sale e qualità degli alimenti adeguate.
Io ho letto il libro “Io mi svezzo da solo!” (potete leggere qui la recensione) e ho trovato molte risposte e tanti spunti di riflessione, è una lettura che vi consiglio.
In qualsiasi modo scegliate di svezzare vostro figlio il mio unico consiglio è AFFIDATEVI AL VOSTRO PEDIATRA.