Oggi intervistiamo la dottoressa Claudia Araseli Scarlatella
L’intervista.
1. Quali sono le caratteristiche del legame fraterno? Come favorire una relazione fraterna positiva e potenziare buone pratiche genitoriali?
Il legame fraterno costituisce quell’unica e straordinaria relazione che, nel corso della vita fra alti e bassi, coinvolge due soggettività unite da un comune patrimonio genetico, familiare e culturale. É il legame più stabile e duraturo che una persona possa sperimentare nell’arco della vita, poiché sopravvive alla relazione genitoriale ed è una delle prime relazioni che viene instaurata durante l’infanzia.
La lunga durata temporale di questa relazione testimonia il forte impatto che la stessa ha sulla vita di un individuo. Questa relazione costituisce un agente di socializzazione importante e propulsivo per lo sviluppo, tanto quanto la coppia genitoriale, poiché permette al bambino di mettersi in relazione con un suo pari, si potrebbe definire come il primo “laboratorio sociale” in cui i bambini imparano ad entrare in competizione, ad allearsi, a negoziare, a conoscersi e a sostenersi.
Il legame tra fratelli raggiunge l’apice della vicinanza nell’infanzia, mentre durante l’età adulta può subire dei distanziamenti, legati principalmente a nuove responsabilità e impegni, per tornare molto intenso in caso di eventi critici come lutti, malattie, problemi finanziari o affettivi.
Fin dalla prima infanzia, ciascun figlio si trova ad affrontare in un modo del tutto soggettivo gli eventi, siano essi positivi o negativi, che la famiglia nel suo insieme si trova a fronteggiare: ogni fratello può conferire un significato diverso ad uno stesso.
Per spiegarvi meglio questo aspetto vi racconto un episodio tratto dalla mia esperienza clinica: durante un progetto psico-educativo volto a potenziare lo sviluppo della relazione fraterna positiva, avevo di fronte a me due sorelline di 7 e 11 anni; quel giorno corsero da me per raccontarmi che il loro pesce rosso era morto, la sorella maggiore era particolarmente triste di quanto accaduto ed arrabbiata con la sorella più piccola che invece era più serena, chiesi alla sorella più grande di raccontarmi come mai fosse arrabbiata con sua sorella e rispose “quando ho visto che il nostro pesciolino era morto, ho pianto tanto, mentre mia sorella ha detto “beh…lo mettiamo in padella?” e la più piccola ribatté “ma ormai era morto, tutti moriamo è la vita!”. Non mi dilungo sulle modalità del mio intervento e su quanto accaduto successivamente, ma credo che questo sia un esempio lampante di come sorelle o fratelli possano vivere e sentire la medesima esperienza in modi differenti, poiché ogni persona ha la propria individualità ed unicità.
Dal punto di vista genitoriale è dunque importante comprendere che ogni figlio è da considerarsi una persona unica con le proprie caratteristiche, la propria personalità e la propria individualità.
Le modalità educative messe in atto dai genitori dovrebbero tenere conto di tale unicità, rispettando le diversità caratteriali, individuando le abilità ed il potenziale di ciascun figlio e promuovendone lo sviluppo, evitando di paragonare fra di loro i fratelli e senza farsi influenzare dalle aspettative che nutrono su di loro i genitori.
2. Qual è il modo migliore per preparare un figlio all’arrivo di un altro figlio? Come si prepara il figlio maggiore al distacco dalla madre durante il parto e alla visita del nuovo nato in ospedale?
La nascita di un fratellino può costituire un evento destabilizzante per il nucleo familiare, specialmente per i fratelli maggiori. L’intero assetto familiare costituito da un insieme di regole, di comportamenti e di ruoli deve essere ridefinito per fare spazio al nuovo arrivato e trovare la giusta collocazione: il figlio maggiore che prima aveva un ruolo ben definito ed una sua collocazione all’interno della famiglia, improvvisamente si vede mancare di questo ruolo che per lui è fondamentale.
L’arrivo di un fratello o di una sorella sconvolge radicalmente questo ordine e per il figlio maggiore è importante capire adesso che ruolo occupa all’interno di una “nuova” famiglia, una famiglia più grande che si è ampliata.
Tale evoluzione ed ampliamento nell’assetto familiare può avvenire anche più volte con la nascita di altri fratelli o sorelle, per il primo figlio potrebbe risultare maggiormente complesso comprendere tali cambiamenti e talvolta potrebbe essere difficoltoso l’adattarsi ad una famiglia che cambia, che evolve, che cresce.
É importante, dunque, spiegare al figlio maggiore i cambiamenti che avvengono all’interno della famiglia: ad esempio si può usare una metafora paragonando l’evolvere della propria famiglia alle stagioni che si susseguono durante l’anno. L’anno non è mai uguale in sè stesso, l’anno cambia, evolve, cresce….così anche la vostra famiglia sta cambiando, evolvendo e crescendo. Parlate al vostro bambino del fratellino/sorellina in arrivo facendogli sentire i movimenti del pancione se ne avrà piacere e raccontategli cosa succederà.
Coinvolgete il figlio maggiore facendo delle attività insieme, magari facendovi aiutare a preparare la cameretta del fratello, raccontategli storie o leggetegli delle favole che parlino di come la famiglia cambia, ci sono in commercio diversi libri per bambini che preparano all’arrivo del fratello o della sorella.
Il piccolo va poi preparato al distacco dalla madre per i giorni del parto, sia spiegandogli cosa succederà sia abituandolo a stare con le persone che si prenderanno cura di lui mentre la mamma è in ospedale. Lui comunque la andrà a trovare e conoscerà lì il fratello/sorella e sentirà spesso la madre al telefono.
All’inizio ci vorrà del tempo per trovare il giusto equilibrio, il nuovo nato richiederà molte cure materne per questo è fondamentale coinvolgere fin dall’inizio anche il papà e spiegare al vostro primogenito che nei primi mesi voi mamme potreste far fatica a portarlo spesso al parco giochi o accompagnarlo in altre attività pomeridiane e che per questo ci sarà anche il papà o i nonni (se avete la fortuna di poter contare anche sul loro aiuto).
3. Quando comunicare al proprio figlio che è in arrivo un fratellino (primo trimestre di gravidanza o più avanti)?
Spesso ci si domanda quando sia il momento migliore per comunicare al primogenito l’arrivo del fratello, a riguardo ci sono due scuole di pensiero: da un lato c’è chi sostiene sia meglio comunicare la notizia superato il primo trimestre di gravidanza per essere maggiormente sicuri di poterla portare a termine senza il timore di un aborto spontaneo. Per alcuni genitori potrebbe essere molto difficile spiegare al primogenito che non ci sarà più l’arrivo del fratellino e al contempo gestire il dolore subìto per la perdita del figlio.
Dall’altro lato c’è chi sostiene sia preferibile comunicare la lieta notizia fin dal primo trimestre di gravidanza, poiché i bambini sono molto sensibili ai cambiamenti che avvengono all’interno della famiglia, sia fisici che emotivi. Potrebbero notare che la mamma sta male, ha spesso nausee e non capendo il motivo di ciò potrebbero preoccuparsi o spaventarsi. Nel triste caso di un aborto spontaneo per il primogenito conoscere la verità gli consente di capire perché i propri genitori stanno soffrendo e superare tutti insieme questo momento fortifica l’unità familiare.
Personalmente ritengo che non ci sia un momento giusto o sbagliato per comunicare l’arrivo di un fratellino ma che sia una scelta personale che i genitori devono ponderare con serenità, riflettendo su quali siano per loro i pro e i contro della scelta presa.
4. Si può verificare un comportamento regressivo del figlio maggiore (vuole essere allattato, cerca attenzioni da bimbo più piccolo, ecc.)? Viceversa, si può verificare un atteggiamento “da grande” con un comportamento verso il neonato non consono alla sua età? In entrambe le casistiche, come è meglio comportarsi?
Con l’arrivo del fratellino succede abbastanza spesso che il primogenito abbia una specie di regressione: molti non vogliono più dormire da soli, ricominciano a fare la pipì a letto, si rifiutano di mangiare e piangono anche senza un motivo apparente. Questi comportamenti segnalano che il primogenito improvvisamente non è più sicuro dell’amore dei propri genitori, si sente insicuro, ha paura che tutto l’amore di mamma e papà andrà al nuovo arrivato ed ha bisogno di essere rassicurato. Non etichettiamo il primogenito come “bambino capriccioso”, le difficoltà del primogenito nell’adattarsi al cambiamento possono esprimersi attraverso il pianto o scatti di rabbia improvvisi, cerchiamo di non dare un’etichetta negativa al sentire del bambino perché questo lo ferisce, lo colpevolizza e reagisce piangendo, arrabbiandosi, andando ad aggravare comportamenti disfunzionali perché è frustrato.
Accogliamo quello che è il suo sentire ed il suo modo di esprimerlo dicendo: “Capisco che sei arrabbiato, capisco che c’è qualcosa che non va. Mi puoi spiegare cosa c’è che non ti fa stare bene in questo momento? La mamma è qui per aiutarti.” Mettersi nella condizione di comprendere appieno lo stato d’animo che sta vivendo il nostro bambino, mostrargli empatia, comprensione e coscienza del suo stato emotivo lo fa sentire maggiormente rassicurato e lo motiva ad aprirsi e a raccontare quelle che sono le sue difficoltà ed i suoi sentimenti in quel determinato momento. Rassicuriamo il nostro bambino dicendogli: “Adesso ho capito cosa c’è che non va e capisco come ti senti, grazie per avermelo detto.” Comprendendo le sue emozioni riusciremo a capire come aiutarlo, ad esempio trovando insieme a lui la soluzione ad una difficoltà o deviando la sua attenzione su una proposta differente e allettante.
Talvolta può accadere che il primogenito mostri un atteggiamento “da grande” nei confronti del fratellino, nella mia esperienza professionale ciò accade più spesso nel caso in cui uno dei due fratelli presenti un disturbo del neurosviluppo come ad esempio DSA, ADHD, autismo, ritardo cognitivo, disturbo del linguaggio, o altro. É interessante sapere che in questi casi non è l’età cronologica a determinare l’atteggiamento “da grande” quanto piuttosto le tappe evolutive e le autonomie raggiunte da uno dei fratelli: in questo caso sarà il fratello maggiormente autonomo e competente a mostrare un comportamento più maturo per andare in aiuto del fratello “in difficoltà”.
Il diritto all’infanzia, al gioco e alla spensieratezza è imprescindibile per tutti i bambini, perciò in qualità di genitori è fondamentale salvaguardare tale aspetto e spiegare ai vostri bambini quali siano i ruoli all’interno della famiglia per poter discernere le competenze di ciascuno. A mamma e a papà spettano molteplici funzioni genitoriali quali: la funzione protettiva, affettiva, regolativa e normativa per citarne alcune. I bambini invece devono scoprirsi ed apprendere attraverso il gioco, imparare educazione e rispetto dai propri genitori, imparando a cooperare con il fratello non a competere, senza voler sostituire mamma e papà.
Per spiegare in modo efficace i ruoli familiari ai vostri bambini potete utilizzare delle bambole o dei disegni e attraverso la drammatizzazione dar voce ad una storia che spiega quali siano i compiti di mamma e papà e quali quelli dei bambini, inventate canzoncine o filastrocche per renderlo ancora più divertente, sarà un momento estremamente istruttivo per i vostri figli vissuto con gioia perché sottoforma di gioco e potrete riproporlo più volte a seconda delle vostre necessità.
FINE PRIMA PARTE… nella seconda parte troverete anche la presentazione del professionista, non mancate di seguirci!
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