Recensione.
Lettera a un bambino mai nato – A chi si pone il dilemma se dare la vita o negarla
di Oriana Fallaci.
Prima pubblicazione 1975 RCS Rizzoli Libri S.p.A., Milano; prima edizione BUR-Opere di Oriana Fallaci maggio 1997.
Oriana Fallaci (1929-2006) è stata scrittrice, giornalista e attivista. Prima donna ad essere andata al fronte in qualità di inviata speciale. Fra i suoi libri ricordiamo “Niente e così sia”, “Penelope alla guerra”, “Intervista con la storia” e “Insciallah”.
Il racconto non è altro che un lungo monologo della protagonista (alter ego della stessa Fallaci). Una donna, di cui conosciamo poco, se non che vive sola e lavora e dispone della sua vita come meglio crede. Il monologo ha inizio con la sua intuizione istintiva di essere incinta, ancor prima di avere conferma da parte del medico.
Lei parlerà al bambino, parlerà a se stessa, per capire se continuare o meno la gravidanza. Lui vorrà venire al mondo? È meglio rimanere nel nulla o venire a vivere una vita in questo mondo infelice? Ma è poi solo infelicità il mondo?
Dopo iniziali titubanze (che comunque non la lasceranno per l’intero percorso emotivo) e contro le opinioni delle persone vicine (era una donna sola, non sposata, il padre del bimbo inizialmente non accetta la gravidanza), decide di tenere il bambino.
Gli racconta episodi della sua vita, che lei chiama fiabe, duri e spietati racconti di questo mondo.
Decide quindi di non sacrificare la proprio vita ferma a letto, ma continuare il suo lavoro.
Alcuni personaggi accompagnano questa narrazione: un medico freddo e severo, che le ordina di restare a letto e non vede di buon grado il suo voler diventare madre sola o comunque non le crede; una dottoressa, più vicina a lei forse in quanto donna, che la rassicura nel suo viaggio; il padre del bambino che prima ne vorrebbe l’eliminazione con aborto ma poi pare ripensarci, non convinto, forse costretto; un’amica, pro aborto, che cerca di convincerla a interrompere la gravidanza ma una volta che la nostra protagonista deciderà di continuarla, le rimarrà accanto, anche se non assiduamente; infine i genitori di lei, che accettano, accetterebbero qualsiasi cosa, perché lei è la loro figlia.
Diversi i temi trattati: il diritto di ricorrere o meno all’aborto, la crudeltà che spesso la vita ci offre, il rapporto con Dio, con la famiglia, il significato della parole amore, il rapporto madre e figlio, la solitudine. Molto altro, trattati per interrogativi e certezze.
Un altro personaggio entrerà in scena, alla fine, il bambino. Parlerà a sua madre, si racconterà.
Come dice il titolo stesso, questa gravidanza sarà interrotta all’incirca al terzo mese per aborto spontaneo. Anche la madre alla fine rischierà la vita.
Il libro è abbastanza breve, un centinaio di pagine circa, scritto in un linguaggio colto ma di facile lettura, con tono deciso, per quanto ricco di dubbi sulla vita. Si legge in poche ore.
Personalmente, nelle mie gravidanze, non ho mai dovuto pormi questi quesiti.
Sono quesiti che comunque qualsiasi individuo si pone, anche se in maniera indiretta. Sono quesiti sulla vita.
Ho trovato molto interessante questa lettura, punti di vista a volta lontani dai miei, a volte vicini, comunque spunti di riflessione. Primo libro che leggo di Oriana Fallaci.
Lo consiglio a tutti.
La frase scelta per voi
“…fu difficile usare le ali? Ti spararono in molti? Gli sparasti a tua volta? Ti oppressero nel formicaio? Cedesti alle delusioni e alle rabbie oppure rimanesti dritto come un albero forte? Scopristi se c’è la felicità, la libertà, la bontà, l’amore? Spero che i miei consigli ti siano serviti. Spero che tu non abbia mai urlato l’atroce bestemmia “perché sono nato?”. Spero che tu abbia concluso che ne valeva la pena: a costo di soffrire, a costo di morire. Sono così orgogliosa di averti tirato fuori dal nulla a costo di soffrire, a costo di morire. …”