Musicoterapia: facciamo un po’ di chiarezza!

Oggi intervistiamo la dott.ssa Silvia Zago, psicologa e Musicoterapeuta in formazione

L’Intervista

1. Qual è la differenza sostanziale tra educazione musicale e musicoterapia?

Le differenze sostanziali tra educazione musicale e musicoterapia possono essere riassunte agli ambiti di intervento, agli obiettivi che ci si propone e alla formazione del professionista che svolge le attività. Mentre l’educazione musicale trova collocazione per lo più nell’ambito didattico, gli ambiti di intervento della musicoterapia sono di tipo riabilitativo-terapeutico e preventivo.

Gli obiettivi che si pone il professionista specificatamente formato in Musicoterapia non sono legati all’insegnamento di contenuti e abilità, ma sono volti a promuovere il benessere e la qualità della vita dell’individuo nei sui aspetti fisici, mentali, sociali e cognitivi. La Musicoterapia oltre a favorire lo sviluppo globale dei soggetti, offre la possibilità di esprimere sé ed entrare in relazione con gli altri attraverso canali di comunicazione alternativi a quello verbale. Attraverso elementi corporei-sonoro-musicali è possibile accedere al mondo interiore e personale degli individui, favorire la regolazione delle emozioni e sostenere altri processi cognitivi come l’attenzione, la memoria, il linguaggi. E’ possibile anche aumentare la consapevolezza rispetto alle situazioni problematiche e facilitare l’integrazione di soggetti con difficoltà nei contesti di appartenenza.
Purtroppo spesso viene utilizzata la parola Musicoterapia impropriamente, accostandola a termini come “corsi” e confondendo le idee a chi non è del settore, spacciando le attività che di fatto sono di tipo didattico per proposte di musicoterapia preventiva.

Nell’ambito dell’educazione musicale ci sono professionisti che adottano approcci più affini alla musicoterapia (penso alla MLT di E. E. Gordon), che conducono laboratori espressivi di più ampio respiro rispetto all’ animazione musicale. Mirano a sostenere lo sviluppo psicomotorio, affettivo e cognitivo dei partecipanti ponendo il proprio focus sui processi sottostanti piuttosto che sulla performance. Tuttavia non ritengo sia il caso di utilizzare il termine musicoterapia in tali casi. Ammetto che sarebbe necessaria più chiarezza su questi temi, per aiutare insegnanti e genitori a valutare di volta in volta quali percorsi scegliere per sé e per i bambini, sulla base degli obiettivi che vorrebbero perseguire.

2. Quando è consigliabile una musicoterapia ad un bambino in età scolare?

La musicoterapia è applicabile a tutte quelle situazioni in cui ci sia la volontà di facilitare processi di sviluppo psico-sociale, sostenere l’interazione e l’integrazione dei bambini nei contesti che frequentano, ampliare i canali di comunicazione e aumentare le capacità di espressione di sé. Può anche essere applicata in un percorso terapeutico integrato in caso di deficit e disabilità (dai disturbi del linguaggio, ai disturbi specifici dell’apprendimento, fino all’autismo e ai disturbi cognitivi, passando attraverso difficoltà di tipo affettivo ed emotivo, o relazionali). La musicoterapia è una disciplina scientifica (e mi prendo la responsabilità di quello che dico, fondando le mie affermazioni sulle più recenti scoperte neuroscientifiche sulla musica e i benefici che può apportare) che ha tutte le carte in regola per poter dialogare con altre figure dell’ambito riabilitativo. Può condividere il linguaggio e può essere considerata complementare a percorsi di tipo logopedico e neuro psicomotorio, laddove il professionista sia formato in Musicoterapia e abbia una formazione adeguata che gli permetta questo.

3. A quale progetto a te caro ti stai dedicando?

Di recente ho instaurato una collaborazione con uno Studio specialistico di nome “IntelliGO” della mia zona, in particolare con la logopedista titolare dell’ambulatorio ed una collega psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale. La volontà dello studio è di creare uno spazio accogliente e di accompagnamento di tutte le famiglie nel sostenere i bambini in tutte le loro fasi di crescita e in tutte le situazioni di difficoltà.
Parallelamente a questo continuo il mio lavoro sul territorio che da anni coltivo con tenacia per poter portare la mia professionalità più “vicino” alla gente. Collaboro infatti con scuole e associazioni promuovendo laboratori espressivi musicali e percorsi di musicoterapia preventiva. Un concetto che ho sempre tenuto al centro è che Psicologia e Musicoterapia siano discipline scientifiche capaci di intervenire non solo sulla patologia, ma anche nella 𝐏𝐫𝐞𝐯𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐃𝐢𝐬𝐚𝐠𝐢𝐨 e nella 𝐂𝐨𝐬𝐭𝐫𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐞𝐧𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞.

Per questo motivo mi sono sempre “pre-occupata” di promuovere e attivare progetti in ambito sia pubblico che privato con finalità preventive, principalmente presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Lavoro in un’ottica di rete tra professionisti infatti credo sia veramente importante tenere sempre in considerazione tutte le figure che ruotano attorno al minore: genitori, insegnanti, educatori, medici, logopedisti, psicomotricisti, assistenti sociali, allenatori. Credo che condividere osservazioni, ricerche, valutazioni ed obiettivi sia fondamentale per lavorare con efficacia al benessere primario dei bambini.

4. In questo periodo così diverso, a causa della pandemia da Covid-19, quali abilità andrebbero allenate nei bambini?

Questo ultimo anno è stato un periodo veramente difficile per tutti, per le caratteristiche speciali e uniche di quello che ci sta accadendo e per il fatto che l’emergenza fosse del tutto inaspettata e di non immediata risoluzione. I bambini hanno dimostrato una buona capacità di adattamento, ancora una volta la loro “plasticità” ha permesso loro di far fronte ai cambiamenti e far emergere risorse.

il rientro a scuola e in società, dopo il lockdown è stato un momento delicato che però hanno affrontato bene.

Quello che mi sento di ricordare ai genitori è che è possibile che manchino gli strumenti per raccontare (e raccontarsi) quello che sta accadendo e per esprimere come ci si sente. L’intelligenza emotiva, a mio avviso, è una competenza trasversale che sostiene l’essere umano sempre e che integra il mondo esterno con il mondo interno. Essa connette le persone le une con le altre e ci aiuta a dar voce e trovare le parole per raccontare come ci si sente. Gli adulti possono fare da modello, non negando i loro stati d’animo, mostrando che tutte le emozioni hanno senso di esistere. Diamoci il permesso di ascoltare tutte le emozioni solo così, accettandole e dando loro dei nomi possiamo “prendercene cura” e cercare una strategia per elaborarle. Avendo limitato i contatti sociali è importante puntare sui legami presenti e riuscire ad osservare l’altro vicino a noi. Possiamo cercare di comprenderne gli stati d’animo, ascoltarlo: tutto questo aiuta a sviluppare l’empatia, in un circolo virtuoso che prevede che se so ascoltare te con più probabilità anche tu saprai ascoltare me.

5. Hai un’attività o un esercizio che attinge dalla musicoterapia da consigliarci di fare in un momento condiviso con tutta la famiglia?

In generale ascoltare e fare musica insieme è un’attività ricca di risvolti positivi, sia dal punto di vista relazionale che cognitivo. Dico sempre: «Divertitevi con la musica con i vostri bambini, senza limiti ai generi musicali esistenti perché non esiste “musica per bambini”.

Ballate, cantate, tenete il tempo, fate cose che vi fanno stare bene ma dedicandovi interamente a quello in quel momento.

Non è sufficiente accendere la radio in auto o un cd di canzoncine per loro mentre voi state cucinando, rassettando, lavorando o facendo altro: quel momento dev’essere tutto per loro, con loro, per voi…».

Suggerisco sempre di esplorare gli oggetti domestici in una dimensione sonoro-musicale, lo abbiamo fatto quasi tutti, dalla notte dei tempi. Una pentola diventa un tamburo, i mestoli dei battenti, un barattolo vuoto può essere riempito di riso o sassolini o conchiglie e diventare un sonaglio; per i più piccoli (0-6 anni), in particolare, conoscere il mondo anche da questo punto di vista è importantissimo.
Per i più grandi (dai 6 anni in su) potrebbe essere un bell’esercizio associare alla musica che stiamo ascoltando un’emozione.

Ad esempio questa canzone mi fa sentire felice e si può raccontare il motivo se c’è ( parlando di un ricordo legato al brano o un evento che ci evoca); oppure questo brano mi fa sentire un po’ triste, perché mi ricorda un periodo difficile o perché è legata ad una persona a cui voglio bene che si trova lontano. Ricordatevi, però, di dire anche che se io mi sento così mentre ascolto o eseguo quella musica gli altri non è detto che provino le stesse emozioni: tu come si senti mentre ascolti questa musica?

Presentazione del Professionista

 

Dott.ssa Silvia Zago

Psicologa, musicista, educatrice musicale e musicoterapeuta in formazione. Dopo la laurea in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione nel 2013, ha svolto il tirocinio professionalizzante presso l’UOC di Neuropsichiatria infantile dell’AOUI di Verona. Nel 2015 ha svolto un Master in Fisiologia e Psicologia Perinatale (promosso da OPL e ASIPP), mentre nel 2016 diventa insegnante di educazione musicale secondo la MLT di E. E. Gordon presso l’Associazione “Audiation Institute” di Milano. Nel 2018 ha svolto il Corso di Perfezionamento in Musica e Musicoterapia in Neurologia presso l’Università di Ferrara, e si sta specializzando in Musicoterapia presso la Scuola triennale di qualificazione professionale InArteSalus di Schio (VI). Attualmente si occupa principalmente di: sostegno psicologico, consulenza psicoeducativa e formazione per insegnanti e genitori; valutazione neuropsicologica ed esame psicodiagnostico in età evolutiva; creazione e conduzione di progetti di promozione del benessere e dello sviluppo socio-psico-affettivo nelle scuole; conduzione di percorsi di educazione musicale per la primissima infanzia.

Chi volesse conttarla può farlo:

attraverso la sua pagina facebook professionale
La dott.ssa riceve presso lo Studio IntelliGO
in p.zza C. Zinelli, 1
a S. Giovanni Lupatoto (VR)
Chiamando al cell. 328 9380780 o scrivendo a:
E-mail: silvia.zago@pecpsyveneto.it


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