Recensione di “Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere”

Apprendere richiede costanza e impegno e riuscire a non fermarsi davanti agli errori. L’errore è normale e fisiologico quando si impara, perché allora è così difficile accettarlo? Secondo l’autrice conta l’emozione di apprendere.

La Recensione

emozione di apprendere

Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere

di Daniela Lucangeli

2020 Edizioni Centro Studi Erikson S.p.A.

L’autore.

Professoressa di Psicologia dello sviluppo presso l’Università degli Studi di Padova, è esperta di psicologia dell’apprendimento. È autrice di numerosi contributi di ricerca e di intervento nell’ambito dell’apprendimento matematico. È membro di associazioni scientifiche nazionali e internazionali nell’ambito della psicologia dello sviluppo e dell’apprendimento. E’ presidente nazionale CNIS (Coordinamento Nazionale Insegnanti Specializzati).

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La struttura del testo

E’ un libro snello che permette di essere letto in poco tempo. E’ appunto suddiviso, come dice il titolo, in 5 capitoli che sono le 5 lezioni che propone la professoressa sulle emozioni dell’apprendere e un epilogo.

Lezione 1: La scuola dell’abbraccio

L’autrice ha condotto alcune ricerche sull’apprendimento che avviene attraverso la “warm cognition” (un modello che fa leva sull’ esperienza delle “emozioni calde”, come gioia e felicità, per lo sviluppo delle conoscenze). Emozione e cognizione sono interconnesse tra loro e operano a livelli profondi: il nostro cervello non ricorda i contenuti, ma le emozioni, che lasciano una
traccia a lungo termine. Evidenze neuroscientifiche dimostrano come le emozioni abbiano un ruolo molto importante anche in ambito scolastico e si riflettano sulla qualità dell’apprendimento degli alunni.

Se gli errori che i bambini compiono a scuola causano dolore, perché sono accompagnati da emozioni sgradite, l’allerta che
si stabilisce nella loro memoria è «Scappa», non è «Affronta l’errore e modificalo».

Le emozioni negative come paura o ansia da prestazione ingolfano la memoria di lavoro e rendono faticoso l’apprendimento.

Importante quindi che l’insegnante sia vissuto come un alleato e che non giudichi gli errori altrimenti gli studenti potrebbero fare più fatica a studiare o anche potrebbero rifiutare l’intera materia o argomento.

Come si può evitare che questo accada?

  • Riducendo la paura dell’errore e lasciando al bambino la possibilità di sbagliare
  • Infondendo coraggio e fiducia al piccolo allievo
  • Accendendo gli “interruttori emozionali” che generano emozioni piacevoli durante l’apprendimento:

Gli interruttori emozionali secondo l’autrice sono:

L’abbraccio
La carezza
Il sorriso
La voce
L’allegria dell’insegnante

Lezione 2: Sbagliando si impara

Dalle letteratura che si occupa di apprendimento emerge che vi sono tre fasi del flusso cognitivo: 1. assimilazione “da fuori a dentro”, 2. l’elaborazione interna della persona ed infine 3. la restituzione “da dentro a fuori”.

Se l’errore rappresenta un punto di “fatica” nell’elaborazione delle informazioni e non un segno di incapacità il suo significato cambia completamente: da conseguenza di una colpa o sintomo di una patologia l’errore diventa la chiave di accesso alla comprensione del percorso cognitivo del bambino”.

L’intelligenza è qualcosa che si modifica continuamente, è plastica e per questo gli insegnanti sono chiamati al compito di ritrovare la vera essenza della propria professione e devono essere prima di tutto consapevoli della loro funzione di catalizzatori: loro rendono possibili i progressi a cui i bambini tendono. Quest’ ultimo ruolo di catalizzatori ce l’hanno anche i genitori a casa.

Lezione 3: Verso il successo scolastico

“La mente non è un vaso da riempire,
ma un fuoco da accendere.”
(Plutarco)

L’amore per lo studio è una delle forme che abbiamo per nutrire la nostra vita, scrive l’autrice, ma le persone rischiano a volte di fermarsi su ciò che sanno già. Il desiderio di imparare spinge ciascuno di noi a superare se stesso: siccome
non possiamo sapere tutto da soli, gli altri ci prestano quello che già sanno.
Lo studio permette ai bambini di crescere, li modifica, li fa diventare se stessi e studiare non è solo una questione di conoscenza ma di essere!

Le emozioni accompagnano il successo scolastico, tutte, nessuna esclusa! Questo solo però se gli studenti continuano a sentirsi in grado di fare (senso di autoefficacia) e sanno di poter migliorare.

Devono riuscire a interpretare correttamente l’insuccesso e questo avviene anche grazie all’intervento degli adulti coinvolti nell’apprendimento e ad un buon clima in classe tra compagni, che sia supportivo.

Quello di sbagliare e di provare a correggersi è un diritto. Chi sbaglia e rimedia ha imparato qualcosa di nuovo, a differenza di chi non commette errori. Poter fallire e ritentare serenamente dà allo studente la percezione di avere il controllo della situazione e quindi dà risposta a quel bisogno arcaico di sentirsi competenti, una sensazione che fornisce una grande spinta
motivazionale.

Lezione 4: Stare male a scuola

In questo periodo storico emerge purtroppo che vi sono sempre più bambini che soffrono di depressione e che sono in difficoltà sul piano della gestione delle proprie emozioni. Molte sono le letture e le proposte di progetti su come allenare l’intelligenza emotiva.

La professoressa dichiara quanto sia necessario sempre di più che si crei un ponte fra scuola e psicologia. Comprendere cosa fa stare bene o cosa crea disagio a un bambino è il primo passo per sostenerlo nella suo percorso di crescita, di cui la scuola rappresenta una fase fondamentale e lunga nel tempo di vita.

Questo capitolo contiene un monito importante, che da solo dovrebbe scatenare riflessioni e una varietà di emozioni: gli insegnanti «modificano la struttura della persona che hanno davanti, giorno dopo giorno»!

L’alleanza fra studenti e quella fra docente-studente rappresenta una risorsa troppo preziosa per non prendersene cura e quindi è bene adoperarsi perchè non venga mai meno durante le lezioni.

Lezione 5: Tutti bravi con i numeri

Nonostante l’intelligenza numerica sia, dal punto di vista evolutivo, la più antica e nasca prima di quella linguistica, oggi è data troppo poca attenzione al potenziamento delle abilità numeriche nella fase d’età dai 0 ai 6 anni.

Difatti lo sviluppo motorio, con tutti gli stimoli annessi, e lo sviluppo del linguaggio avvengono immediatamente mentre quello del calcolo no.
Molti di noi non ce la fanno con i numeri perché nell’età plastica delle competenze hanno un vero e proprio abbandono educativo sulla matematica.
 
L’autrice spiega come a scuola l’insegnamento della matematica avvenga con il tramite del linguaggio e questo rende le cose molto più complicate sul piano del suo apprendimento.
La professoressa Lucangeli ha scritto e pubblicato molto a riguardo ovvero sull’intelligenza numerica.


La nostra opinione

Consiglio vivamente il libro di Daniela Lucangeli perchè in poco più di 100 pagine offre spunti di riflessione per capire come motivare i nostri figli/nipoti/studenti a vivere meglio la scuola e l’apprendimento.

L’autrice nel corso del libro offre una ricca bibliografia per chi desidera una didattica a misura di bambino e ricca di emozioni positive.

La frase scelta per voi

“Se un bambino impara con gioia, la lezione si inciderà nella mente insieme alla gioia.
Nella sua memoria resterà traccia dell’emozione positiva che gli dirà: – Ti fa bene, continua a cercare!”

 


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