Storie di parto con Alessia

Vi ricordate la nostra rubrica “storie di parto” in cui le mamme raccontano la nascita dei loro bambini? Se ve la siete persa, vi consiglio di dare una lettura ad alcuni articoli come questi: Il parto. Visto da noi e anche Storie di parto – Roberta e Valentina.

Oggi a raccontarci il suo secondo parto, per altro di due splendidi gemelli, sarà Alessia, che ringraziamo molto per aver condiviso con noi questo evento. Grazie Alessia e un bacio a tuoi bellissimi tre bambini.

E non dimenticate, se volete anche voi potete mandarci il vostro racconto all’indirizzo email info@paroleesapere.it, saremo felici di pubblicarlo.

Il racconto di oggi di Storie di parto.

Ho desiderato con tutto il cuore il secondo figlio, la mia prima figlia aveva ormai compiuto 4 anni e non volevo che avesse troppa differenza di età con i suoi eventuali fratelli e sorelle.

Ogni sera nelle preghierine a Gesù, lei chiedeva di mandare nella pancia della mamma una sorellina e un fratellino. Ci teneva così tanto che persino nella letterina di Santa Lucia aveva espresso lo stesso desiderio. Quando i bambini ci credono e pregano vengono sempre ricompensati: era il giorno di Santa Lucia quando più per scrupolo che per dubbio feci il test di gravidanza. Era a causa di un piccolo intervento con anestesia che avrei dovuto fare il giorno seguente con quei 3/4 giorni di ritardo che sapevo di avere. Test positivo…Gesù grazie!! Si sa che Dio vede e provvede e forse, a volte mi domando, aveva preso proprio alla lettera le preghiere di mia figlia. Il 4/01/18 con mio enorme stupore, scoprimmo che la gravidanza era gemellare.

Dalla gioia allo shock… e ritorno!

Non mi ero ancora ripresa dallo shock, forse non mi sono ripresa del tutto nemmeno adesso, ma sapevo già tutti i rischi che avrebbe comportato una gravidanza gemellare bicoriale-biamniotica (gemelli eterozigoti). Per fortuna meno rischiosa di una gravidanza gemellare di bambini monozigoti…così decisi di riflettere su quanto la nostra vita sarebbe cambiata…sdraiata sulle spiagge mauritiane.

Volevamo un secondo figlio, ma due non sono proprio la stessa cosa. L’ansia che qualcosa non andasse per il verso giusto, le infinite analisi che già sapevo avrei dovuto fare…il parto cesareo al 99,9%. Insomma nulla a che vedere con la splendida prima gravidanza che avevo avuto.

Il tempo è tiranno dicono e voló, le settimane passavano tra un’ecografia e un’altra per riuscire a vedere tutto di tutti e due i gemelli che nel frattempo la sorella maggiore aveva deciso di chiamare Federico e Tommaso. Dovetti smettere di lavorare prima di quello che avrei voluto, perché sì…la gravidanza gemellare è tutta un’altra storia e se non sei fatta per riposare, ti ferma!!

Il ricovero 

Arrivò giugno in un secondo, passarono 31 settimane e con esse il rischio di mettere al mondo dei prematuri gravi, intravedendo la possibilità di arrivare al taglio cesareo (ahimè Federico e Tommaso erano entrambi podalici) a 35+3. Poi una fitta nel fianco, forse un calcio di uno dei due e l’inizio delle contrazioni che alla seconda gravidanza riconosci subito…ero stata brava, avevo riposato, me ne ero stata seduta in ammollo della piscina di casa, ero a 33+3, volevo farcela ad arrivare più avanti possibile. Chiamai il mio compagno al lavoro per dirgli di tornare e presi un buscopan, magari si sarebbe risolto tutto.

Invece no, al mattino decisi di farmi controllare presso la clinica più vicina a casa dove mi somministrarono una flebo che “vedrai fermerà tutto e te ne torni a casa entro stasera”. Invece no, mi trasferirono presso l’ospedale di Borgo Trento dove di flebo, a digiuno per rischio intervento, me ne fecero altre tre, assieme alle 48h di profilassi di cortisone per salvaguardare i polmoni dei miei bambini. Spesso con la seconda dose di flebo e il riposo assoluto si risolve tutto. Invece no, al termine della terza, col rischio di un parto podalico imminente, mi portarono in una sala in attesa dell’intervento.

Ero sola, avevo le contrazioni da tre giorni, sapevo che la mia Anastasia era in crisi perché voleva la sua mamma che era in ospedale anche se i suoi fratelli non erano ancora nati, in più ero a digiuno. Io che nemmeno faccio pipí se non ho fatto colazione, con due ciucciazuccheri nella pancia.

Dopo due ore ero ancora legata al letto di quella sala, con doppio tracciato per le contrazioni alternate delle due placente, con in più il catetere.  Ma arrivò il mio compagno, per lo meno avevo una compagnia…anche se più in ansia di me!! Purtroppo passarono altre due ore e ormai ero veramente allo stremo della pazienza e delle forze. Mi sarei strappata tutto, catetere in primis, quando arrivò l’infermiera per portarmi in sala operatoria.

Solo questo momento fu esattamente come me l’ero immaginato: anestesista simpatico, due chirurgo donne meravigliose, il mio compagno dietro di me…non sentii nulla…fino alle parole magiche: “signora ecco il gemello 1”. Il mio piccolo Tommaso apparve sopra il telo verde, piccolo, scuro, pieno di capelli e  veniva subito portato nell’attigua pediatria per un controllo. Ed ecco ” il gemello 2” solo per un momento, ricordo i piedini giganti.

La nascita, il cuore esplode di gioia

Il mio cuore esplose e improvvisamente dimenticai tutto il resto quando mi appoggiarono una piccola cuffietta verde accanto al viso, quel profumo di amore e di vita che non scorderò più, quel musino col nasino all’insù che bacia delicatamente.

L’anestesista mi slegò le braccia per farmi abbracciare il mio piccolo miracolo, le mie lacrime di gioia avevano tutto il dolce-amaro di quel momento arrivato troppo presto. Sapevo già cosa mi aspettava, o forse no.  Portarono via Tommaso, 1960 g di dolcezza ed entrò una dottoressa “signora mi spiace, purtroppo Federico ha dei problemi respiratori, lo portiamo direttamente in TIN”.

TIN ovvero Terapia Intensiva Neonatale

Ecco quella fu la prima volta che sentii realmente quella parola. Il giorno prima la pediatra mi aveva spiegato con calma e gentilezza quello che sarebbe successo, mi aveva anche anticipato che il gemello più grande, Federico 2175g, avrebbe probabilmente avuto più problemi alla nascita. Però tutto divenne reale quando non potei nemmeno strofinarmi contro quel piccolo musino. Dopo 2 ore mi riportarono in camera, dai miei genitori. Ero dilaniata: dalla stanchezza, dalla fatica, dall’intervento. Dalle 4 foto dei miei bambini che avevo ormai consumato dalla tristezza di non poterli vedere.

Quasi 12 ore dopo, accompagnata sulla sedia a rotelle dal mio compagno, potei raggiungere i miei gemelli…la TIN…la culla, i sensori, gli schermi, l’infusione per vena, il sondino gastrico.  No non ero preparata e non lo sono nemmeno adesso quando lo ricordo.

Per 21 giorni ho atteso la felicità di uscire dall’ospedale con loro. Per 21 giorni mi sono adattata ad una routine che ti esaspera e mentre osservavo i miei bambini farsi forti, ne ho visti altri con destini talmente infelici da far dubitare l’esistenza di un Dio buono.

Dal 31/07/18 sono passati poco più di 13 mesi e non c’è giorno o notte in cui non abbia potuto fare a meno di pensare a quanto fortunata sia per poter stringere una volta in più i miei figli. Non c’è stata nottata in bianco in cui non abbia ringraziato per poter arrivare alla mattina sfinita ma con il cuore pieno di gioia perché per quanto dura a volte possa essere e per quanto un’esperienza possa lasciare segni indelebili… l’amore vince su tutto.

 


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Questa è una delle nostre speciali storie di parto e a voi farebbe piacere raccontare la vostra?

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